Balbuzie
«La balbuzie è un disordine nel ritmo della parola per cui il paziente sa cosa vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di un suono che hanno carattere di involontarietà» (Organizzazione Mondiale della Sanità, 1977).
Esistono due tipologie di balbuzie: la prima di tipo “fisiologico” (solitamente il bambino è piccolo e non ci sono casi di familiarità), la seconda di tipo “patologico” (il bambino è più grande e spesso ci sono casi di familiarità a prevalenza maschile).
Balbuzie fisiologica
Dai 18 mesi in poi, è facile che il bambino possa presentare un linguaggio quasi simile a quello del soggetto disfluente (balbuziente), oppure dopo un periodo di normofluenza (linguaggio corretto, senza interruzioni) potrebbero comparire i primi blocchi. Questa prima forma di balbuzie definita primaria, fisiologica o transitoria, è caratterizzata da prolungamenti o ripetizioni di fonemi, dove non appare alcuno sforzo, o consapevolezza della difficoltà fonica. Questa prima fase è riscontrabile in molti bambini al di sotto dei tre anni, e nella maggioranza dei casi tende a dissolversi nel tempo. A questa età il sintomo può manifestarsi subito dopo la comparsa delle prime parole, oppure dopo un periodo, nel quale il linguaggio acquisito non sembrava compromesso.
Questa tipologia di balbuzie crea nel genitore uno stato di ansia, chiedendosi per quale ragione il bambino/a che fino a poco tempo prima parlava “bene” ora ha delle interruzioni. Questo tipo di balbuzie spesso si verifica in bambini/e che avevano buone capacità di linguaggio, il genitore entra in uno stato di allerta che può essere percepito dal bambino e creare un circolo vizioso che metterà a sua volta il bambino in uno stato di tensione e di allerta, fatto che provocherà l’aumento del fenomeno e in alcuni casi anche il suo cronicizzarsi.
In questo caso è fondamentale che il genitore chieda subito il consulto di un logopedista in maniera da ricevere tutte le indicazioni necessarie per creare un ambiente idoneo.
Trattamento
In questo caso il trattamento è principalmente ambientale, si agisce sulla situazione e con tecniche fornite direttamente al genitore, rispetto alle giuste modalità comunicative col bambino. Non c’è un trattamento diretto sul bambino, questo perché al bambino non deve passare come un problema.
Quando la balbuzie continua al di sopra dei quattro anni, questa manifestazione può già considerarsi come segnale d’allarme sul quale intervenire. Dai quattro ai sei anni si struttura la balbuzie secondaria (PDS), la quale tendenzialmente è più favorevole alla cronicizzazione.
In questo tipo di balbuzie, blocchi e prolungamenti delle sillabe appaiono più frequenti e sono maggiormente intrisi d’ansia, spesso accompagnati da sintomi somatici e da reazioni emotive. I modelli ed i comportamenti che potrebbero segnalare un maggior rischio di balbuzie tendente alla cronicizzazione sono: ripetizioni, suoni prolungati, esitamenti, o quando il bimbo dice “non riesco a dirlo”.
Quando la balbuzie persiste al di sopra dei quattro o cinque anni, è molto difficile predire se effettivamente questa si dissolverà nel tempo.
Balbuzie patologica
Nella balbuzie secondaria il bambino non riesce a controllare il tono muscolare dell’apparato fonico, presentando una certa distorsione della voce e dell’articolazione. La tensione muscolare appare visibile attraverso blocchi e ripetizioni del fonema. L’infante si sforza in tutti i modi per evitare lo spasmo e l’eventuale blocco.
La balbuzie è caratterizzata da una momentanea incapacità d’iniziare l’eloquio o dall’interruzione della parola. Spesso è accompagnata da spasmi tonici, clonici o misti, che possono interessare qualsiasi parte dell’apparato del linguaggio: respirazione, fonazione, risonanza ed articolazione (Bassi A. e Cannella S., 1968)
Viene definita come:
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"Un’anomalia del normale fluire e della cadenza dell’eloquio, (inadeguati per l’età del soggetto) caratterizzata dal frequente manifestarsi di uno o più seguenti elementi:
1. ripetizioni di suoni e sillabe;
2. prolungamento di suoni;
3. interiezioni;
4. interruzioni di parole (cioè pause all’interno di una parola);
5. blocchi udibili o silenti (cioè pause del discorso colmate o non colmate);
6. circonlocuzioni (sostituzioni di parole per evitare parole problematiche);
7. parole emesse con eccessiva tensione fisica;
8. ripetizione di intere parole monosillabiche (per es. “O-O-O-O fame”).
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L’anomalia di scorrevolezza interferisce con i risultati scolastici o lavorativi, oppure con la comunicazione sociale.
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Se è presente un deficit motorio della parola o un deficit sensoriale, le difficoltà nell’eloquio vanno al di là di quelle di solito associate con questi problemi”
Tipologia
Esistono 5 forme di balbuzie:
1) Balbuzie tonica, caratterizzata da difficoltà fonica o prolungamento di una sillaba all’inizio della frase. I blocchi iniziali variano secondo il grado d’ansia. Questo tipo di balbuzie colpisce la maggioranza dei casi. Solitamente la persona affetta da questa forma di disfluenza, si presenta timida, schiva verso i rapporti umani, introversa e riflessiva.
2) Balbuzie clonica, contraddistinta dalla ripetizione del fonema all’interno della frase. Questa forma di balbuzie è tipica dei bambini di età compresa tra i cinque e sette anni.
3) Balbuzie mista, che comprende la prime due forme, con un aggravamento del problema. Si presentano blocchi e prolungamenti del fonema. Questa forma di balbuzie compare dopo i sette anni.
Secondo la distinzione effettuata da Colombat si possono distinguere altre due forme di balbuzie che si aggiungono alle prime tre:
4) Balbuzie labio-coreica, la quale si caratterizza con movimenti convulsivi dei muscoli labiali e linguali, determinando contrazioni a livello delle labbra e della lingua, con difficoltà nella pronuncia dei suoni labiali e dentali.
5) Balbuzie gutturo-tetanica, determinata dalla rigidità dei muscoli faringei e laringei, che sono causa di una forte difficoltà nella pronuncia dei suoni gutturali e delle vocali.
Queste due ultime forme sono quasi sempre associate ad un momentaneo soffocamento, con la comparsa di sincinesie, ossia movimenti involontari a carico del viso e di altre aree del corpo.
Trattamento
Nella forma patologica, il trattamento, viene svolto con un lavoro specifico sul bambino o sull’adolescente con tecniche di riabilitazione che possano deviare lo stato di ansia verso attività contemporanee alla produzione verbale.
In alcuni casi la terapia logopedica viene associata anche con la terapia psicologica.
Attività
Lo stato di ansia che si genera nella balbuzie è dato anche dalla consapevolezza del problema che porta a difficoltà nel produrre ed esprimere i propri pensieri.
Attività consigliate sono ad esempio, il canto o la recitazione.
In questo il balbuziente non ha difficoltà in quanto la formulazione di quello che devo dire è “fissa” e questo abbassa il livello di ansia consentendo una produzione solitamente senza interruzioni.